lunedì 11 febbraio 2013

Del senso del bretone per la neve, degli enigmi cinesi e dell'incomunicabilità umana


Il biiiip prolungato della sveglia, subito associato al rabbioso: “Nooo… quanto la odio quella TUA sveglia dannata!” dell’elfa (perché la sveglia alle sei e un quarto la chiede lei, ma poi è colpa mia quando suona) seguita dal consueto “Vai tu in bagno, così dormo ancora altri cinque minuti” mi strappa al calduccio della trapunta in piuma d’oca anche perché so che altrimenti ne verrei scalciato fuori da quella che vuole dormire e secondo lei la disturbo. In realtà, ero sveglio da almeno mezzora intento ad ascoltare i rumori inconfondibili del vento che scrolla le foglie dei platani e delle auto che attraversano le pozzanghere. Infatti, appena raggiungo un’accettabile postura da Homo erectus (non pensate male…) e ricevuto il consueto “Non camminare a piedi scalzi! Quante volte te lo devo dire?” di colei che dovrebbe dormire, ma mi sorveglia vigile, scosto le tende, scruto nel buio interrotto a tratti dalla luce dei lampioni e ….“Cazzo, piove…” . 

La bellezza di scostare le tende di  mattina presto e scoprire che piove...
Che, detto così, non è proprio l’incipit più affascinante della letteratura italiana. Vista la giornataccia invernale andrebbe forse meglio il decadentismo dannunziano, con un bel: “Orsù, andiamo è tempo di migrare” a cui magari aggiungere “…e portare il bretone a pisciare” prima di iniziare la solfa del pastore che lascia gli stazzi e va per il tratturo antico al piano.

Il quale bretone, nel frattempo, anche se non l’ho ancora verificato, sicuramente avrà approfittato del favore della notte per acciambellarsi a dormire sulla Sacra Poltrona Proibita del mio studio, immerso tra le morbidezze dei cuscini di raso e il plaid scozzese. Perché il giovanotto, spiace dirlo, da cane ruspante dal bel profumo di sottobosco, nato per i campi fangosi e i sentieri di campagna, si sta imborghesendo a tal punto da doverlo avvisare che rischia il declassamento di Standard & Poors da cane da caccia AAA+ a cane da salotto AA, come un Chihuahua. E questo comporterebbe per default il fiocchettino vezzoso, il cappottino scozzese per l’inverno e il collarino con le pailettes luccicanti. Veda lui se gli conviene…


Ma che ore sono? Devi proprio accendere la luce?

Siccome a pensar male si farà peccato, ma ci si azzecca quasi sempre, come mi affaccio nel salottino e accendo la luce scorgo un musetto spettinato e due occhioni assonnati colti in flagranza di reato che mi fissano con l’aria del: “Ah! sei tu? Ma che ore sono? Dormivo così bene..." . Appena gli indico sdegnato il suo tappetino per dormire dimenticato sul pavimento dicendogli  "Scendi subito da quella poltrona, che non è tua!"  lui, come ogni mattina, dopo essersi stiracchiato e aver praticato una lunga abluzione delle parti intime (immagino per scherno nei miei confronti) scenderà. Una volta sceso, la mossa successiva di quel mascalzone peloso sarà quella di mettersi ad abbaiare senza alcun motivo in corridoio finché Morena strillerà “Porta fuori quel povero cane!” e al mio angosciato “Ma piove che Dio la manda…” arriverà l’immancabile “ Hai voluto avere il cane? Buona passeggiata…”. Il bretone mi guarderà con l’aria soddisfatta di chi dice “Hai visto? Se mi lasciavi sulla poltrona, non avrei abbaiato”.

Però, in realtà, occorre ammettere che il possedere un cane ti spalanca aspetti inesplorati della vita e ti fa scoprire nuove opportunità interessantissime. Cose tipo il vedere le luci dell’alba e i tramonti sui prati, infradiciarsi i piedi nella rugiada, attraversare sciami di zanzare camminando lungo i fossi e tremare di freddo con le prime gelate e il cane che emette nuvole di vapore dalle fauci come fosse un drago, slogarsi una caviglia sprofondando tra le zolle di un campo arato, venire inseguito da una coppia di gatti e disturbare coppiette nei parchi perché Whisky ha deciso che deve pisciare proprio sulla panchina dove stanno pomiciando. Insomma, tutto un nuovo mondo.Ma non solo, ci sono infatti anche delle possibilità inedite: per esempio, mi sono sempre chiesto perché la domenica mattina, quando puoi finalmente dormire, i Testimoni di Geova ti suonassero il campanello alle otto per farsi mandare affan… quando potevano benissimo farsi mandare affan… verso le undici con tutto comodo. Ora, alzandomi per tempo ed essendo per strada verso le sei e quaranta, so che posso suonare il campanello ad un Testimone di Geova e chiedergli se posso salire su un momento a rompergli i marroni con la Bibbia mentre è ancora in pigiama. Giusto il tempo di sapere dove abiti qualcuno di loro e lo farò.

Andar per campi con il cane verso sera offre spettacoli insoliti per un veneziano d'acqua

Poi devo capire il mistero di Stella, la signora cinese che gestisce il bar dove vado a far colazione per quattro buoni motivi: è l’unico in zona che apre alle sei (dopo aver chiuso a mezzanotte, perché i cinesi non dormono mai), il caffè è buono, ha le brioches appena uscite dal forno e l’arredamento del locale è un progetto di mia moglie, quindi mi sembra di essere a casa. Stella, che ovviamente non si chiama così, ma, come anche suo marito Marco, ha questo simpatico uso cinese di darsi un nome italiano (dubito che, se andassi a vivere a Pechino, mi farei chiamare Doge-ni-hao ) ogni mattina, da tre mesi a questa parte, appena mi vede entrare mi chiede sorridendo “Fagottino di mele e cappuccino, vero?”. Ora io non so se lei o qualche fabbrica dolciaria dello Szechuan abbia una sovrapproduzione di fagottini di mele surgelati da smaltire prima della scadenza, ma il fatto è che io prendo da sempre la brioche con la marmellata e il macchiatone e tre mesi dovrebbero essere un tempo ragionevole per l’apprendimento delle mie abitudini. Anche perché se in soli  tre giorni quella donna ha capito che l'elfa dopo il caffè macchiato freddo chiede un bicchiere d'acqua e glielo fa trovare pronto assieme alla caraffetta del latte prima ancora che lo domandi, non si capisce perché non possa porre altrettanta attenzione con me. Dunque, ho capito che ci deve essere sotto qualcosa d’intenzionale nei miei confronti, dovuto probabilmente alla mia aria gioviale e tollerante, mentre con l'elfa fin dalla prima occhiata si capisce che è bene non scherzarci troppo. Probabilmente, quella che mi viene rivolta è una qualche forma di raffinatissimo umorismo cinese, una sorta di tormentone, come quando ogni volta che segnano gli altri mentre vedo la partita da loro, Stella si affaccia dal bancone e mi chiede “tu contento che ha segnato Inter, vero?” oppure come quando dopo avermi detto che “toast piccoli finiti, solo quello grande”, poi mi porta un toast più piccolo dell’altro, ma appoggiato su una foglia di lattuga e senza salsa rosa. Ieri mattina ho avuto un tuffo al cuore perché appena entrato, dopo il solito sorriso gentilissimo, mi ha detto: “ tu vuoi macchiatone, vero?...” e quando già stavo per congratularmi ha aggiunto “e fagottino di mele…” . Inizio ad odiare i fagottini di mele. 

Però le nebbie in terraferma non sono il "caìgo" veneziano.  Altro fascino.

Da ragazzo mi piacevano molto le “Tragedie in due battute” di Achille Campanile e i film di Antonioni sull’incomunicabilità (credo di essere uno dei pochi italiani ad aver visto tre volte Deserto Rosso). L'uscire con il cane con tutte le occasioni di nuovi incontri che comporta mi consente oggi di vivere in prima persona, non proprio in due battute ma quasi, delle vere tragedie dell’incomunicabilità umana, dove ti sembra che le tue parole scorrano leggere sulla pelle dell'altro come il vento, senza lasciar traccia e significati. Un po' come succede a volte con l'elfa che  mentre le parlo di una cosa che mi sta a cuore pensa a tutt'altro e mi risponde con "Ricordami che dobbiamo pagare la bolletta del gas" o cose simili, tanto che ormai mi diverto a infilare improvvisamente nei miei discorsi frasi senza senso tipo "Abbiamo un cavallo verde in giardino"  per vedere se si meraviglia o continua a seguire il corso dei suoi pensieri anche se ha l'aria di chi ti ascolta.

Le prime luci del mattino sui campi di Via Calabria

Al bar dei cinesi, per esempio, staziona sempre una persona con la quale non riesco a comunicare.  Si tratta un vecchietto che, se non fosse male in arnese, sembrerebbe la copia conforme, occhiali scuri compresi, di Lionel Twain, il miliardario eccentrico di "Invito a cena con delitto". Ogni volta che mi vede entrare si avvicina con fare furtivo e, dopo avermi chiesto se mi serve un orologio, del tutto incurante del mio "...ma anche no, grazie"  mi propone mirabolanti "orologi americani ultimo modello" dal valore di almeno 150 euro e che lui, ma solo perché gli sono simpatico per via del cane e perché una volta gli ho offerto (incautamente) un calice di rabosello, mi offre sottobanco per 10 euro. Quando gli faccio notare che orologi del genere si trovano in omaggio nei fustini del detersivo e che il logo CE sta per China Export, dunque, se proprio vengono dall'America, sono stati prodotti in qualche China Town di Los Angeles o New York  allora mi prende confidenzialmente sottobraccio e abbassando la voce perché altri non sentano me li propone a 5 euro, volendo anche in versione per la mia signora.

costeggiando la vecchia ferrovia per Calalzo in un giorno nebbioso

Malgrado i miei rifiuti ostinati in questi mesi mi sono visto proporre di tutto, sempre di provenienza americana e al prezzo amichevole di 10 euro, negoziabile a 5 e fino al patto tra gentiluomini del:  "Tu lo provi per qualche giorno e se ti piace me lo comperi, di te mi fido...".  Qualche tempo fa, malgrado gli avessi detto subito di non essere interessato al genere avendo da un lato ancora una discreta vita coniugale e, dall'altro, potendo eventualmente trovare di tutto su internet gratis e pure con virus in omaggio,  ha tirato fuori con aria complice dalla sua valigetta sdrucita dei DVD, sempre di provenienza americana e di ultimissima produzione, con la compianta Pozzi Moana e la  pensionata settantenne Staller Ilona, in arte Cicciolina, che più che dei porno dovevano essere delle sedute spiritiche al geriatrico. Avendo la cosa oltrepassato i limiti pur assai ampi della mia sopportazione senza tanti giri di parole gli ho detto che ero stanco di tutte quelle sue proposte tarocche e che gradivo far colazione in pace, così per per qualche tempo mi è girato alla larga, limitandosi ad un cenno di saluto. Ieri mattina, ritrovato il coraggio, mi ha riavvicinato chiedendomi: "Ti servono occhiali?" e al mio deciso "Grazie, no. No, grazie! Come vedi non li porto..." ha continuato imperterrito "Ho degli occhiali americani ultimo modello, che in negozio li trovi almeno a 200 euro, ma a te li vendo a 10 euro".

Sulla via del  ritorno a casa... (finalmente)

Poi tra gli incomunicabili c'è la padrona di Biscotto. E’ una signora giovane, sulla trentina, sempre in pelliccetta ecologica, jeans, stivaletti e maglioncino (di marca) che possiede uno dei cagnettini più odiosi e isterici che abbia mai visto (lo giustifico solo perché con un nome del genere, anch’io non sarei di buon umore). Ora, questa signora ha deciso che ogni volta che vede passare Whisky per i giardini della piazzetta Santa Barbara, il suo Biscotto (che non è mai al guinzaglio) debba per forza farci amicizia. Quindi inizia a indicargli allegra il mio cane dicendo: “Guarda Biscotto… c’è il tuo amico Whisky…vai a giocare con lui, su che vuol fare amicizia con te… portagli la tua pallina”. Ovviamente Biscotto, molla subito la pallina e arriva sparato come un proiettile ringhiando e mentre io cerco di dirle: “Signora, lo tenga…guardi che non ha alcuna intenzione di fare amicizia” lei risponde ogni volta: “ma no, stia tranquillo…vuole solo giocare con il suo amico”. Ovviamente parte la zuffa con Biscotto che cerca di morsicare Whisky. Lei a questo punto accorre, stacca il suo cane dal mio e dopo averlo accarezzato (mentre quello continua a ringhiare) gli dice affettuosa: “Su, Biscottino mio adorato, fai amicizia…lo vedi che Whisky vuol giocare con te?” (segue nuova zuffa furibonda tra i due amici).

E' scesa la notte e la nostra strada verso casa
è rischiarata solo dalle luci della stazione  di Mestre

Appena le dico (trattenendo a stento Whisky che quando tira al guinzaglio è un SUV che sgomma con le sue quattro ruote motrici) “Signora.. non mi pare il caso di insistere…se lo porti via, per favore!” lei, dopo aver dato un croccantino ad entrambi i cani che si ringhiano a distanza, risponde sorridendo: “Ma no.. non si preoccupi, vedrà che ora si sono calmati e giocano assieme. Vero Biscotto che vuoi giocare?” (terza zuffa furibonda tra i duellanti). La scena prosegue ad libitum fino a quando la signora mi farà notare che avendo un cane di indole aggressiva lo dovrei portare in giro con la museruola.