lunedì 26 settembre 2016

Delle borse delle mogli e delle chiavi che spariscono.


A volte penso che dovrei scrivere qualcosa e non è detto che prima o poi non lo faccia (anzi, lo sto facendo ora), sul complesso rapporto di mia moglie con le sue borse e i mazzi di chiavi, che poi sono due cose strettamente connesse tra loro. Cominciamo dalle borse: mia moglie Morena, anche se il più delle volte le acquistiamo assieme, spesso come conseguenza dolorosa delle sue scorribande nei negozi di scarpe, non sceglie mai delle borse “umane” ma piuttosto degli enormi contenitori a tracolla “multi purpose” come li definisce lei o “di Eta Beta” come li definisco io perché dalle loro innumerevoli taschine con cerniera e scompartimenti fuoriesce di tutto e spesso dell’incredibile. 

Quando non stavamo ancora assieme e c’eravamo appena conosciuti, una mattina eravamo a pranzo in una piccola trattoria all'aperto e lei era stata colta da una crisi di starnuti, così mi aveva chiesto di cercarle un fazzoletto nella borsa ed io vi avevo infilato la mano fiducioso di trovarvi le solite cose che uno immagina possano stare nella borsa di una ragazza: che ne so? un pettine, la scatolina della cipria, il tubetto del mascara, un rossetto, l’agendina e magari la scatoletta delle mentine Saila o roba del genere. Invece, mi sono punto il dito con qualcosa di metallico che subito si è rivelata essere una punta da trapano da nove che le serviva perché allora si divertiva a fare lavoretti di carpenteria nella fabbrica di famiglia tra lo stupore dei suoi operai. Così, abituato alle per lo più svenevoli gattine che avevo frequentato sino ad allora ed una n particolare che trascorreva le giornate a telefonare alle amiche o a spennellarsi il viso di terra indiana davanti allo specchio meditando sul destino cinico e baro che non degnandosi di mandare in giro il curriculum e non esistendo in natura chi ti suona il campanello per portarti il lavoro a casa, la lasciava disoccupata malgrado una tesi monumentale rilegata in pelle pregiata e ottima come fermaporte su Jacopone da Todi e 110 e lode., nel trovarmi di fronte una ragazza tanto carina quanto grintosa, pragmatica e completamente fuori dai miei schemi mentali oltre che capace perfino di usare trapani e fresatrici, pensai subito: “Una così deve essere mia…” e, infatti, lo è da trentasei anni. 

Dunque, premesso che il peso medio di una borsa di Morena viaggia tra i cinque e i sei chili, oggi so che se andiamo all’IKEA lei non prenderà mai il loro metro di carta come fanno tutti perché se c’è da prendere la misura di un mobile lei tirerà fuori dalla borsa un metro a scomparsa di quelli professionali e probabilmente in qualche tasca possiede di sicuro uno spella fili, un paio di cacciaviti o una livella a bolla, che non si sa mai che possano servire. Di conseguenza, una delle richieste che quando siamo assieme in macchina, mi gettano nell'ansia da prestazione è: “Mi cerchi il pacchetto delle sigarette nella borsa?” perché so già che dovrò ravanare per minuti dentro quel contenitore apparentemente senza fondo, tra oggetti indefiniti e misteriosi, in un angosciante tuffo nell'ignoto. Un po’ come era quel pannello del padiglione giapponese di una Biennale di tanti anni fa dove tu infilavi il dito in uno delle decine di buchi sparsi nella parete e ti poteva succedere di tutto: dalla scossa elettrica, alla puntura, fino al ritirarlo ricoperto di cioccolata (spero lo fosse). A causa di ciò, ora mi tocca barare spudoratamente perché tengo di nascosto un pacchetto di sigarette nella tasca della portiera per non farle vedere che non sono riuscito a trovare il suo e questo vale anche per il temuto passo successivo del “Mi passi anche l’accendino? Che mica si accende per autocombustione...”, che vallo tu a trovare la dentro. 

Tuttavia, Morena ha un’altra peculiarità che introduce il secondo punto di cui volevo parlare: lei sa trovare con assoluta sicurezza e precisione qualsiasi cosa stia nelle sue borse, tranne una: le chiavi, di qualsiasi tipo esse siano. Questo perché da qualche parte le sue borse devono contenere un buco nero di antimateria capace di inghiottirle e trasferirle in un universo parallelo per il tempo necessario a crearti le dovute ansie. A causa di ciò, la sua frase tipica di quando siamo a qualche centinaio di chilometri da casa, o pieni di borse della spesa o magari dobbiamo correre all'aeroporto a prendere nostro figlio e siamo già in ritardo è: "Non trovo più le chiavi della macchina…” con relativo umore tra l’agitato e il molto agitato. 

Lo so benissimo che dopo mille brontolii, soffiate minacciose da gatta arrabbiata e rovistate sempre più nervose nella borsa prima o poi le chiavi della macchina salteranno fuori, ma per precauzione e senza che lei lo sappia (altrimenti, spumantina com'è, si offenderebbe a morte), quando andiamo in vacanza porto sempre con me quelle di riserva, metti che sia la volta che se le perde davvero. Perché la gestione delle chiavi è da sempre il suo punto debole. Lei, non a caso, è come nostro figlio che ogni volta che oltrepassa la porta di casa “esplode” e trovi il cappotto sul divano, la sciarpa su una sedia, il portafoglio sul tavolo, le chiavi sul tavolino del salotto, gli occhiali sulla credenza, la tessera dell’autobus in cucina e così via. Quindi la norma è quella del “Chiudi tu la porta che non trovo le chiavi… “ o del “Torna a casa ad aprirmi che sono chiusa fuori…” oppure del non riuscire alla sera a chiudere il portone d’ingresso con il catenaccio e scoprire che succede perché dall'altra parte qualcuna si è dimenticata le chiavi nella serratura (i ladri ringraziano).

Quello che con il suo fiuto è mobilitato a cercare le chiavi smarrite in macchina

Così, grazie a questo suo alto senso dell’ordine e malgrado l’abbia rifornita nel tempo di portachiavi sempre più mastodontici per aiutarla nelle ricerche, ogni volta che si deve uscire o rientrare in casa nostra va in scena lo psicodramma delle chiavi smarrite. L’ultima questa mattina, quando appena uscito con il cane l’ho vista rientrare sparata con l’auto, spalancare il cancello e correre come una furia dentro casa. Preoccupato l’ho raggiunta in tempo per vedere sul tavolo della cucina la montagna di oggetti della sua borsa completamente svuotata con brutalità. “Cosa è successo? Hai perso qualcosa?”.
Sì, non trovo le chiavi della fabbrica… le tengo sempre nel cassettino vicino al volante e non ci sono, ma sono sicurissima che ieri sera quando ho chiuso le ho messe lì. Ho guardato anche per terra e sotto al sedile, ma nulla… speravo fossero nella borsa ma non ci sono, quindi o le ho perse, ma non credo, o me le hanno rubate questa notte dalla macchina.
Rubate? Ma ci sono dei segni di effrazione sulla serratura della Vitara?”
“No, ma non vuol dire niente, figurati se non sanno aprire una porta senza scassinarla…”
“Però la macchina l’hai trovata chiusa questa mattina, vero?”
“Sì, era chiusa…”
“Con la sicura?”
“Certo…”
“Beh, allora sono dei ladri educatissimi se si prendono anche la briga di richiuderti a dovere la macchina con la sicura…”
Lei ringhia qualcosa che preferisco non approfondire e intanto si mette a cercare nella borsa delle scarpe da tango perché la sua tesi ora è che in un momento di follia potrebbe averle messe lì dentro ieri sera. La lascio fare e poi le dico: “Ti dispiace se vado io a guardare in macchina?” 
Tu? Ma figurati… ho già guardato io dappertutto, cosa vuoi trovare? Non ci sono, punto e basta…”.

Invece vado ugualmente e, giusto il tempo di aprire la portiera e infilare la mano in un altro piccolo vano sotto al volante, trovo al primo colpo le chiavi che cercava. Gliele riporto facendogliele tintinnare sotto al naso con il mio miglior sorriso da vipera felice e così alla fine, dopo aver cercato di sminuire la disfatta come Allegri con l'Inter affermando che la mia era solo una botta di culo, ha capitolato e mi ha offerto in premio la brioche e il cappuccino, però con il mio avvertimento che la prossima volta non se la sarebbe cavata per meno di una pizza. Vabbè, ora la smetto di scrivere ed esco con il cane, ma … qualcuno ha per caso visto le mie chiavi?

1 commento:

  1. Sempre spassoso, e neanche troppo fantasioso. Chi ha moglie condivide, salvo che poi le stesse mogli potrebbero scrivere le stesse cose di noi (di me almeno!)

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